Fotografia
Chi ha scattato la prima fotografia della storia?
Il primo fotografo della storia fu Joseph Nicéphore Niépce, inventore e scienziato nato in Francia nel 1765. Con l’aiuto dal fratello Claude, Niépce iniziò a studiare la possibilità di catturare e riprodurre le immagini: dopo anni di esperimenti e tentativi, nel 1826 riuscì a realizzare la prima eliografia servendosi di una lastra di metallo ricoperta dal bitume di Giudea, un tipo di asfalto che quando viene esposto alla luce diventa più duro. Riuscì così a riprodurre il panorama da una finestra al primo piano del suo laboratorio. Dal titolo «Vista della finestra a Le Gras», in francese «Point de vue du Gras», è il primo esempio nella storia di un’immagine riprodotta grazie alla luce.
Non ha nulla a che fare con le fotografie che tutti oggi conosciamo: per realizzarla si servì di un supporto di peltro, una lega di metallo con stagno, rame e piombo, su cui stese uno strato di bitume, ottenendo così una lastra speciale che espose per otto ore in una camera oscura. Questa tecnica, considerata la madre della fotografia, si chiama eliografia, una definizione che viene dalle parole greche helios, che significa «sole» e graphein, cioè «disegnare». Per vedere la prima fotografia della storia bisogna volare negli Stati Uniti, dove è esposta nel «Harry Ransom Center» dell’Università del Texas.
Il papà della fotografia a colori è lo scienziato francese Gabriel Jonas Lippmann, che grazie alla sua grande invenzione vinse il prestigioso premio Nobel per la Fisica nel 1908.
Consigli per uno scatto perfetto
Feste di compleanno, una bella passeggiata o una notte di luna piena: per conservare un bel ricordo, non c’è niente di meglio che scattare una bella fotografia. Ma come si fa? La prima regola è impugnare bene la macchina fotografica, senza mettere le dita sull’obiettivo. Prima di scattare bisogna inquadrare con attenzione quel che si vuole ritrarre, assicurandosi di non tagliare nessun dettaglio importante, come la testa o i piedi del nostro soggetto. Attenzione anche alla luce: se abbiamo il sole proprio davanti a noi, meglio cambiare posizione: rischiamo di vedere solo delle figure nere, e nulla più.
Ferdinando Scianna, nato in Sicilia nel 1943, è uno dei più noti fotografi italiani. Iniziò negli anni Sessanta raccontando per immagini la cultura e le tradizioni della sua terra.
Fotografie d’altri tempi… o quasi
Con l’avvento delle macchine digitali e degli smartphone siamo portati a effettuare numerosi scatti che talvolta rimangono nelle memorie delle apparecchiature senza che vengano mai stampati. Abbiamo quindi hard disc e chiavette usb stracolmi di fotografie che non saranno mai incorniciate.
E pensare che tutti questi termini tecnologici, entrati a far parte del nostro vocabolario quotidiano, qualche anno fa avrebbero disorientato i fotografi che, invece, avevano necessità di allestire una camera oscura per vedere e stampare le foto impresse sulla pellicola fotografica, il “rullino” di una volta.
La camera oscura è un ambiente completamente buio, in cui vengono maneggiati i rullini per lo sviluppo fotografico; spesso sono prive di finestre e non devono essere ambienti umidi, né troppo caldi né troppo freddi, perché potrebbero compromettere il risultato.
Il rullino deve essere aperto in assenza di luce e maneggiato con molta cura, le fotografie sono ritagliate e inserite in una bacinella di acqua con un liquido “speciale” che permette lo sviluppo della foto: immersa la fotografia nella bacinella, si vedranno comparire, piano piano, i contorni dell’immagine!
La foto verrà poi appesa ad asciugare su un filo, che ricorda lo stendino del bucato.